Venceslao Ivanov

 

LA PRIMAVERA AL CAMPOSANTO

 

 

 

 

 

 

 


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Non il vento allo sgelo con triste tumulto scoteva i rami nudi: la Primavera, rivoltosa e disperata, si era abbattuta sul cimitero bianco.

Cercava d’irrompere nei cubicoli dei prigionieri della morte, strappava il lenzuolo di neve dalle pietre sepolcrali, gracchiava, nera annunziatrice: «Destatevi per riveder la terra e rimarcir di nuovo!»

Sulla bassa squallida tomba mi chinai turbato di paura con l’appello contraddittorio: «Non credere alla forza sediziosa!

«Tu che vivi nel refrigerio dei santi, riposati nel tuo sepolcro; ovvero àlzati per un istante, àlzati per nascondere anche questo mio cuore, che batte ancora, sotto il tuo sudario infracidito!»

Ed ecco, un riconforto miracoloso soffiò dagli antri della morte, come se il ferro delle mie vene avesse risposto ai giacimenti magnetici.

E il mio spirito si armò d’acciaio, e il mio spavento si convertì in gioia : una mansione novella diventò la terra, e l’attimo si cinse d’orizzonti azzurri.

E mi vidi su una spiaggia a piè d’uno scoglio scosceso, e vidi sulla rupe la mia Donna, vestita d’un corpo di fuoco, e la voce udii: «Cristo è risorto!»

 Предварительная подготовка текста  К. Ю. Лаппо-Данилевского

  

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